IL CORSO BLSD E USO DEL DEFIBRILLATORE (D.A.E.)

IL BLSD E L’USO DEL DEFIBRILLATORE

BLSD E’ LA SIGLA DELLE MANOVRE DA COMPIERE PER INTERVENIRE IN CASO DI ARRESTO CARDIACO. L’arresto cardiaco improvviso (o “morte cardiaca improvvisa”) è un evento che colpisce nel mondo occidentale centinaia di migliaia di persone ogni anno. Si può calcolare 1 arresto cardiaco improvviso per mille abitanti per anno: ciò significa in Italia (58 milioni di abitanti) un’incidenza di 50 – 60 mila casi ogni anno. Per la maggior parte si tratta di individui in età ancora giovane, spesso ignari dei fattori di rischio da cui sono affetti, dove l’arresto cardiaco è la prima manifestazione di patologie che possono essere curate efficacemente.

I dati degli studi clinici hanno dimostrato che queste persone, se soccorse prontamente ed in maniera adeguata, hanno buone probabilità di ripresa. L’importante è riconoscere la situazione di emergenza, chiamare il 118 e in attesa dell’arrivo dell’ambulanza, agire con manovre che sostituiscono le funzioni vitali interrotte ( BLS: Basic Life Support ovvero supporto di base delle funzioni vitali ) e, se è disponibile un defibrillatore, tentare di ripristinare il battito cardiaco con la defibrillazione. Tutti possono imparare come intervenire in caso di arresto cardiaco: INFORMATEVI PRESSO LE STRUTTURE DELLA CROCE ROSSA ITALIANA per fare il corso BLSD in quanto potreste salvare una vita.

Tra le tante cose che giova ricordare, preferisco soffermarmi sulla

Catena della Sopravvivenza:

La catena della sopravvivenza è la successione degli interventi strettamente coordinata e precoce che può consentire la sopravvivenza delle persone colpite da arresto cardiaco improvviso.
Consiste nella chiamata  ai sistemi di emergenza (1° anello) e, nell’attesa del loro arrivo, nella esecuzione di manovre che possano “sostituirsi” al cuore nell’assicurare l’ossigenazione dei tessuti e degli organi  (2° anello BLS Basic Life Support) e di far riprendere al cuore il battito spontaneo con la defibrillazione (3° anello). Infine  si interviene con un intervento avanzato,  farmaci ed altre manovre di supporto, svolte da personale medico (4° anello ). La forza della catena, e quindi i risultati in termini di sopravvivenza, non dipende solamente dai singoli anelli ma dal legame fra gli stessi: appare chiaro quindi l’importanza che chi assiste ad un arresto cardiaco sappia prestare i primi soccorsi.

1° FASE: allarme precoce e precoce riconoscimento della situazione di emergenza

Il punto di inizio della catena della sopravvivenza è l’attivazione dei soccorsi con la chiamata al 118, per mettere in moto gli interventi necessari per garantire un soccorso rapido ed efficace..Perché questo possa avvenire occorre che, nel luogo in cui si verifica il malore, sia presente una persona che sappia riconoscere la situazione di emergenza e che sappia  allertare in modo corretto i soccorsi organizzati (sistema 118).
Corretto allertamento del 118:Quando si chiama il 118 si devono dare le seguenti informazioni: identificarsi, descrivere la situazione , dare indicazioni precise su come raggiungere il luogo, rispondere con calma all’operatore 118 e non riattaccare fino a quando non sia espressamente richiesto. Tutto ciò per permettere l’invio del soccorso idoneo nel minor tempo possibile.

2° FASE: supporto delle funzioni vitali – BLS, basic life support
Il secondo anello della catena della sopravvivenza è rappresentato dal supporto di base delle funzioni vitali, (supporto di base delle funzioni vitali o BLS  Basic Life Support,) L’obiettivo del BLS è quello di rallentare i meccanismi che portano a danni irreversibili al cuore e al cervello, per consentire al trattamento definitivo (defibrillazione e trattamento medico) di ottenere i risultati migliori. Inoltre la ossigenazione del muscolo cardiaco tramite il BLS rende più efficace la defibrillazione. Per supportare le funzioni vitali di base si eseguono iniziando il più tempestivamente possibile compressioni toraciche esterne, per mantenere la circolazione del sangue, ed  la respirazione artificiale per ossigenare il sangue. Se viene eseguita una adeguata RCP il flusso di sangue che ossigena il cuore consente di mantenere più a lungo il cuore stesso in fibrillazione ventricolare e quindi di allungare il tempo entro il quale erogare la defibrillazione. In questo modo, una volta ripresa l’attività cardiaca spontanea, si avrà anche il ripristino del flusso di sangue ed ossigeno al cervello.

3° FASE: defibrillazione precoce

La defibrillazione consiste nell’erogazione di una scarica elettrica che attraverso le piastre posizionate sul torace attraversa il cuore. La scarica elettrica blocca per un istante il ritmo cardiaco in modo da consentire la ripresa dell’attività elettrica spontanea e organizzata del cuore, quindi una funzione di pompa efficace.
Oggi la defibrillazione è possibile anche in ambiente non ospedaliero utilizzando defibrillatori cosiddetti “semiautomatici”, che una volta collegati correttamente alla persona in arresto cardiaco, effettuano la diagnosi del ritmo cardiaco, e permettono la erogazione della scarica
Attualmente i defibrillatori sono a bordo delle ambulanze e in molte città anche delle auto delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco e dislocati permanentemente in luoghi con alto transito di persone come gli aeroporti, le stazioni ferroviarie, gli aerei di linea.

4° anello: supporto vitale avanzato – ALS, advanced life support
In caso di arresto cardiaco è sempre richiesto un intervento medico. Infatti la defibrillazione non risolve la causa sottostante, responsabile della fibrillazione ventricolare e dell’arresto cardiaco. Inoltre è spesso necessario fornire un supporto vitale ulteriore (ad esempio, la necessità di una ventilazione meccanica, l’infusione di farmaci in grado di consentire al cuore di contrarsi in maniera efficace).

 

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