Indebito Inps: cosa deve fare il cittadino quando riceve una richiesta di rimborso somme da parte dell’Inps?

Sono frequenti negli ultimi tempi le richieste che l’Inps sta facendo ai pensionati, relative a indebiti assistenziali e previdenziali.

Occorre innanzi tutto rivolgersi ad un avvocato previdenzialista di modo che possa valutare la possibilità o meno di contestare una richiesta di indebito. A questo punto vanno considerati alcuni punti importanti da tenere in considerazione.

Innanzi tutto occorre chiarire che le richieste di indebito sono soggette a prescrizione decennale, ossia l’Inps ha 10 anni di tempo per poter richiedere al cittadino la restituzione di somme indebitamente percepite. Fa eccezione al regime di prescrizione decennale solo la richiesta contributiva per cui l’Inps ha cinque anni di tempo per poter richiedere il pagamento di contributi non versati.

Altro punto da valutare sono le richieste di restituzione per indebiti reddituali. La normativa attuale prevede che l’Inps paghi le prestazioni per l’anno in corso e l’anno seguente provveda a richiedere i dati reddituali e sulla base di tali dati comunicati, l’Inps procede ad un conguaglio. Sovente però capita che l’Inps, dopo tale comunicazione, provvede a chiedere somme indietro. Dunque, per evitare che tali richieste di restituzione pervengano dopo un numero di anni spropositati l’art. 13 della legge 412 del 1991 ha previsto che l’Inps, salvo il dolo del percipiente, ha un anno di tempo dalla comunicazione dei dati reddituali per poter richiedere indietro le somme indebitamente percepite.

Infine, un altro punto importante da tenere in considerazione in presenza di una richiesta di indebito Inps, riguarda l’onere della prova nei giudizi di opposizione agli indebiti. Infatti, fino al 2008 la giurisprudenza era concorde nel ritenere che nei giudizi di opposizione dovesse essere l’Inps a provare i fatti costitutivi della propria pretesa. Nel 2010 la Cassazione a sezioni Unite ha invece stabilito che non dev’essere più l’Inps a provare i fatti costitutivi ma il cittadino. Tuttavia, vi è un importante pronuncia della Cassazione, la n. 198 del 2011, in cui ha ritenuto che sebbene sia il cittadino a dover provare la legittimità delle somme che ha percepito, l’Inps deve porlo in condizione di potersi difendere. Ne deriva che sono illegittime tutte quelle richieste avanzate dall’Istituto che mancano di dati contabili o in ogni caso di qualsiasi riferimento per poter valutare la bontà della richiesta.

 

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