Lavoro notturno: agevolazioni per parenti di persone disabili

Numerose sono state le normative sul lavoro notturno succedutesi nel tempo. Ma prima di esaminarle cerchiamo di capire cosa si intende per lavoro notturno.

Definizione

Una definizione aggiornata di lavoro notturno la si ricava dal decreto legislativo n. 66 del 08/04/2003 che fissa, tra l’altro, nuove regole per l’orario di lavoro nel settore pubblico e privato.

In via generale è allora considerato periodo notturno l’arco di tempo di almeno 7 ore consecutive, comprendente l’intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino. E’ invece considerato lavoratore notturno colui che svolge almeno 3 ore del proprio orario di lavoro giornaliero durate il periodo notturno.

Può inoltre essere considerato lavoratore notturno anche chi svolge, nell’arco dell’anno, almeno una parte del proprio orario di lavoro durante il periodo notturno, secondo quanto previsto dai singoli Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro. Qualora manchi una disciplina collettiva, è considerato lavoratore notturno anche chi svolge almeno per 80 giorni all’anno lavoro notturno.

Nel momento in cui il lavoratore notturno dimostri di avere a carico una persona con handicap, non è più costretto a prestare lavoro notturno e l’azienda ha l’obbligo di adeguare i turni e gli orari del lavoratore.

Normativa

Si sono succedute nel tempo varie leggi in materia di lavoro notturno. La legge n.903 del 9.12.1977 prevedeva forme di tutela per le lavoratrici in stato di gravidanza che già allora non potevano venire impiegate nel lavoro notturno.
Le successive leggi, prima la n. 25 del 05.02.1999, poi il d.lgs n. 151/2001, hanno previsto ulteriori novità ai fini della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori che debbano da assistere figli o familiari, indicando tra l’altro chiaramente quali lavoratori non possano assolutamente essere adibiti al lavoro notturno.

Così, è fatto divieto di adibire al lavoro notturno le lavoratrici madri di un figlio di età inferiore a tre anni o, alternativamente, i padri conviventi con le stesse.
Allo stesso modo non possono svolgere lavoro notturno la lavoratrice o il lavoratore che sianol’unico genitore affidatario di un figlio convivente di età inferiore a dodici anni.
E’ chiaro l’intento del Legislatore di riconoscere la prevalenza dell’assistenza ai figli rispetto all’organizzazione del lavoro.

La normativa in vigore prevede inoltre che non possono essere obbligatoriamente adibiti al lavoro notturno quei lavoratori che abbiano a proprio carico un soggetto disabile ai sensi della legge n.104/92.

Quando una persona può essere considerata a carico? A tal proposito il Ministero del lavoro, mediante  Risoluzione n. 4 del 6 febbraio 2009, ha chiarito che la definizione “ a carico” vada ripresa dalla legge 104/92 anche se essa non riguarda il lavoro notturno ma i permessi lavorativi.

Pertanto, la persona disabile è considerata “a carico” quando il lavoratore presti effettiva assistenza alla stessa. Ed ai fini dell’assistenza non occorre che essa sia quotidiana, ma basta che assuma i caratteri della sistematicità e dell’adeguatezza rispetto alle concrete esigenze della persona con disabilità in situazione di gravità.

Da ultimo va precisato che quanto ai concetti di “sistematicità” e “adeguatezza”, non essendo gli stessi stati chiariti dall’Inps, è lasciato alle sedi periferiche ed ai datori di lavoro un ampio margine interpretativo.

 

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